È giusto ritenere che la durata di un sistema resinoso sia fortemente influenzata dallo spessore, ma altrettanto vero che essa sia funzione anche della natura e consistenza del supporto, delle condizioni utilizzazione e di traffico, della presenza o meno di agenti aggressivi, della rispondenza tra ciò che si prevedeva fossero le condizioni di impiego e l’utilizzo reale del rivestimento ed ultimo, ma non meno importante, le possibili cause di degrado del sottostante supporto. Può benissimo accadere che un rivestimento con spessore finale più alto, rispetto ad un altro, possa poi avere una “vita” più breve.
Ciò può avvenire perché nel progettarlo non si è tenuto conto di tutte le esigenze prestazionali necessarie, trascurandone alcune, ad esempio:
avendone privilegiato altre, più apprezzate al momento della consegna dei lavori, ma meno determinanti ai fini della durata, come l’aspetto estetico, il prezzo, un minor tempo esecutivo a discapito di particolari importanti per la durata, superficialità nella preparazione del supporto o degli strati intermedi, mancato rispetto dei tempi di sovrapposizione degli strati, ecc.
La durata di un sistema resinoso va quindi valutata e definita in relazione a tutti i parametri e a tutte le variabili che potrebbero agire sul sistema e non certamente solo sullo spessore finale che è, sì, uno degli elementi importanti e determinanti di cui tener conto, ma non certamente il solo. Gli agenti che innescano il degrado di un sistema resinoso applicato, come un qualsiasi altro tipo di rivestimento così detto “tradizionale”, sono molteplici e mutevoli nel tempo e non sempre valutabili preventivamente. E, quindi, più corretto parlare di “Ad aspettazione di durata” di un rivestimento resinoso.
L’Ad rappresenta il tempo che, in base a quanto al momento della realizzazione è possibile valutare e prevedere e alle raccomandazioni di manutenzione e pulizia assegnate, si possa fissare come “vita utile del sistema“.
Esisterà un tempo minimo di “vita utile” entro il quale tutte le prestazioni richieste dovranno essere sempre fornite dal sistema e un tempo massimo, successivo al tempo minimo, dove solo alcune prestazioni, marginali ai fini della particolare applicazione, possono degradarsi o necessitare di manutenzione. Questo concetto non introduce alcun elemento nuovo relativamente alla durata dei rivestimenti.
La differenza importante sta nel fatto che, per i rivestimenti cosiddetti “tradizionali”, tutto ciò è fondamentalmente assodato. Infatti, è comunemente risaputo che dopo un certo periodo di tempo, più o meno lungo, in relazione all’intensità e natura del transito, un parquet si graffi e si opacizzi e necessiti di manutenzione (a volte, e non è poi tanto raro, viene tanto apprezzato tale stato esteriore del parquet, da essere aggettivato in modo positivo col termine “vissuto”) o anche, che un rivestimento in calcestruzzo sfarini e crei polvere o si sbreccino i giunti, che un rivestimento in piastrelle possa, se sottoposto a particolari carichi dinamici, lesionarsi, distaccarsi o sollevarsi.
Questo deriva esclusivamente dal fatto che, il mercato dei rivestimenti cosiddetti “tradizionali”, è stato correttamente informato da tutti gli operatori del settore in merito ai pregi e ai limiti degli articoli inolire, essendo prodotti da più tempo uilizzati, i fruitori sono ben consci delle loro performance rossiai, riformulare e rivedere il messaggio informativo, correggere gli errori fatti, introducendo nuovi strumenti di valutazione e di guida che consentano di qualificare il prodotto finalizzandolo, certamente, alle richieste prestazionali e all’ottimizzazione dell’Ad.
La corretta scelta, la perfetta realizzazione, l’adeguata manutenzione, sono gli elementi primari per l’ottimizzazione del valore dell’Ad. A parità di Ad, saranno le migliori prestazioni del sistema resinoso, rispetto ai rivestimenti “tradizionali”, a compensare il maggior onere economico relativo alla realizzazione. Pertanto la scelta di un tipo di sistema resinoso rispetto ad un altro, deve tener conto sempre di tutte le variabili del sistema. Sono da evitare soluzioni di compromesso dove la valutazione è fatta solo in base alle motivazioni economiche legate al prezzo dell’intervento, oppure, in base al concetto che melius abundare quam deficere. È necessario, d’altra parte, eliminare ogni surplus prestazionale se questo non è giustificato, richiesto o se non legittimato da reali vantaggi.
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